Più che una tragedia nazionale

Caro Giulio,
ti chiedo scusa se mi permetto di commentare sulla tua triste morte; che nella sua natura dovrebbe essere intimamente riservata ma per le circostanze non lo è mai; tanto meno nel tuo caso.
Mi sono sempre opposto a coloro che cercano di attrarre l'attenzione su di sé quando una tragedia succede a qualcun altro e tentano di cavarci qualcosa dalla disperazione altrui. Ho deciso, tuttavia, di parlare di te e, lo dico chiaramente, di me, in questa triste occasione sul mio blog. Avrei potuto farlo da qualche altra parte ma considero facebook una piattaforma troppo egocentrica e ipocrita perché il mio messaggio non sembri un tentativo ugualmente ignobile come quello di quelle persone opportuniste.
Non ti conoscevo, non ti ho mai conosciuto eppure oggi mi sento oppresso dal pensiero di te, della tua giovane, interessante e impegnata vita. Stroncata molto prima di quanto avrebbe dovuto. 
Frequentavi il Liceo Petrarca a Trieste: la mia stessa scuola. Sei andato allo UWC, come me. Ed eri ingenuamente idealista, forse perfino un po' illuso, sinceramente interessato e genuinamente generoso e, penso, coraggioso; spero, come me. 
Non posso, infatti, fare altro che sperare di essere come te: non perché ti invidi, ma perché ti ammiro. 
Ammiro la tua dedizione e il tuo impegno; il tuo interesse e la tua voglia di conoscere, approfondire, toccare con mano e osservare da vicino la realtà del nostro mondo in convulsa trasformazione.
Ci sono troppe emozioni, dentro di me, tra cui anche un po' di rabbia, che non mi consentono ci esprimermi al meglio. Credo che anche in questa circostanza, però, l'intenzione e il pensiero contino più della sostanza misera di questo post sul mio trascurato blog.
La rabbia, che fa tremare le mie mani, mancare le parole e vacillare la sintassi, mi pervade. "Non è giusto" mi ripeto. Del resto questo mondo non è giusto: non è equo, non è equilibrato, non è lungimirante e un senso di sconcertante individualismo caratterizza la nostra epoca. In questo contesto, ti sei inserito tu, con la tua generosità giornalistica, di chi si arrischia in un paese sconvolto dall'instabilità mascherata con la violenza militare per raccontarne la realtà, la verità.
E' per questo motivo che la tua morte costituisce una tragedia ben più che nazionale, perché la scomparsa di una persona giusta è una perdita per tutti. Non ti sto idealizzando, non ti sto attribuendo un ruolo o riversando su di te ciò attributi che ho bisogno di vedere in qualcuno. Eri una persona come tutti, come tutti sono. Oriana Fallaci si chiede, in un suo scritto, che cosa renda speciali i potenti e la risposta è niente. Ciò che li ha fatti eccellere e distinti era solo una particolare scaltrezza o delle circostanza favorevoli. Tu, credo, eri ambizioso come tutti coloro che vengono allo UWC; tu, penso, sapevi essere meschinamente egoista o volgarmente maleducato come chiunque. Ciò che ha distinto te, però, è che hai scelto di mostrare, sviluppare e vivere secondo la morale più alta, secondo l'altruismo, attraverso l'impegno personale e il sacrificio.
Grazie, quindi, per aver mostrato a tutti noi che l'Italia e il mondo crescono ancora persone meravigliose come te. Sono sicuro che ora "la terra la nunzio sta, muta, pensando all'ultim'ora dell'uom fatale; né sa quando una simil orma di pié mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà".
Non eri Napoleone, presto molti ti scorderanno ma "vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio" la mia desolazione. 
Mi dispiace che il mondo ti abbia perso; per te, nonostante tu sia morto secondo i tuoi principi, seguendo la tua passione e facendo ciò che ti piaceva.
Perdona la mia intrusione in fatti che dovrebbero essere personali e sappi che, almeno per me, costituisci ora e costituirai sempre una fonte di ispirazione.
Grazie,

Luca Piizzi.

Commenti

Post popolari in questo blog